Home ATTUALITÀ Prima Porta, Ponte Milvio, via Gradoli: ma le telecamere sono veramente efficaci?

Prima Porta, Ponte Milvio, via Gradoli: ma le telecamere sono veramente efficaci?

Galvanica Bruni

L’obiettivo sicurezza costituisce la cornice entro la quale si inserisce il progetto di videosorveglianza nel quadrante nord di Roma. Attive già a Prima Porta da un mese, 8 telecamere sono in corso d’installazione proprio in questi giorni sulla Piazza di Ponte Milvio ed altre ancora ne seguiranno entro la fine di febbraio sul versante Cassia, da Via Gradoli a Largo Sperlonga.

A Roma, come in altri paesi, la videosorveglianza ha assunto un ruolo sempre maggiore nell’ambito delle politiche di controllo del territorio a seguito di ripetuti fatti criminosi, accaduti per lo più in siti bui e non controllati che hanno fatto nascere nella comunità cittadina un diffuso senso di paura e di insicurezza. Il controllo tramite i sistemi di videosorveglianza sembra fornire una facile e rapida risposta al problema, è infatti diffusa l’opinione secondo la quale essi siano efficaci sia nella fase iniziale dell’evento criminale – in quanto eserciterebbero un forte potere dissuasivo – sia nella fase successiva, poiché consentirebbero l’individuazione del colpevole e quindi la repressione del crimine.

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Numerosi gli studi realizzati sul tema.
Recentissimo è quello effettuato da Carlo Maria Mosco, Presidente del Comitato per la Tutela e l’Ordine di Via Gradoli. La sua analisi si basa sullo studio commissionato dalla città di San Francisco alla Università della California e volto a verificare, secondo criteri scientifici, la reale efficacia della videosorveglianza nei confronti dei fenomeni criminosi.  Le conclusioni dello stesso sono sorprendenti: la ricerca ha rivelato come sia alquanto sopravvalutata l’efficacia deterrente dei sistemi di videosorveglianza; questi posseggono potere dissuasivo con riferimento soltanto ai piccoli reati contro la proprietà, mentre non influiscono sul crimine violento, del quale se ne determina solo la traslazione spaziale oltre il campo visivo della telecamera. Inoltre non è stata trovata alcuna prova che dimostri l’efficacia deterrente delle camere con riguardo ai fenomeni di spaccio, prostituzione, vandalismo.

Ciò non vuol dire, sottolinea Mosco, che tali sistemi siano del tutto inutili; con riguardo allo specifico delitto, certamente essi possono costituire un efficiente strumento investigativo in quanto possono fornire indizi rilevanti ai fini dell’accertamento dei fatti, anche se molto meno frequentemente di quanto si creda: dal momento della sua introduzione e fino al 2008, le riprese in San Francisco sono state utili alla corretta individuazione del responsabile del delitto in soli sei casi; nel Regno Unito, sempre nel 2008, solo il 3% dei crimini sono stati risolti attraverso le riprese video.

Dalla ricerca emerge poi che la videosorveglianza pone seri problemi riguardo ai diritti civili e alla privacy; si tratta quindi di valutare con attenzione come coniugare il rispetto di tali diritti con le esigenze di sicurezza della società civile.
Questo in sintesi il contenuto dell’indagine di Carlo Maria Mosco. Per leggerla integralmente è sufficiente cliccare qui   (red.)

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7 COMMENTI

  1. se le telecamere servissero a multare sistematicamente a distanza tutte le auto in divieto di sosta a ponte milvio, che intralciano il traffico, ma in particolare i già minuscoli marciapiedi di accesso da via cassia e via farnesina, per quanto mi riguarda già varrebbe la pena averle installate.

  2. Peccato che il codice della strada non lo consenta. Se non a seguito di procedure talmente complesse che – temo – nessuno intraprenderà.

    Una soluzione, a dire il vero, ci sarebbe: fare le multe “sul posto”, fisicamente…, purtroppo questo avrebbe come conseguenza l’inutilità delle telecamere che sono la panacea di tutti i mali e portano bei soldini…

  3. Sicuramente le multe hanno più efficacia se comminate “sul posto”, fisicamente.
    Altrettanto certo è che le telecamere stanno svolgendo in certi luoghi , una funzione sia di deterrenza sulla criminalità “spicciola” sia di identificazione una volta commesso il reato.
    E’ comunque un utile strumento semprechè si voglia e si possa poi perseguire il colpevole.

  4. le telecamere vanno messe in modo opportuno e poi qualcuno le dovrebbe guardare sempre, non soltanto dopo che viene denunciato un crimine per fare un esempio a Piazza Saxa Rubra sono installate solo sopra il municipio e prendono solo l’area li intorno mentre i romeni continuano ad ubriacarsi e bivaccare nella via di fronte (Via della stazione di saxa rubra ) continuando indisturbati il loro spaccio di sigarette ecc.t a 5 mt dalle telecamere ,come poi anche di fronte la stazione dove e’ tutto buio le riprese non arrivano ,ma lasciamo una pattuglia di 5 militari (80-100000 euro di stipendi al mese) solo per deterrente in quanto non hanno il compito di fare controlli sulle persone o veicoli ,quindi ne deriva che i soldi spesi sono quasi inutili oppure servono solo per segnalare la situazione del traffico a LUCE VERDE .–

  5. Le telecamere installate in queste zone di Roma sono necessarie a garantire la sicurezza ed il controllo del territorio da parte delle forze dell’ordine, affinchè episodi come quelli accaduti in passato, e mi riferisco ai mondiali del 2006, fino a più recenti come risse ed episodi di criminalità, non si ripetano. Le telecamere non bastano ad evitare azioni da parte di persone incivili o da parte di criminali, infatti ci deve essere anche un presidio fisso di polizia o carabinieri, visto la loro vicinanza alla piazza, almeno nel week end. I vigili poi, devono restare fissi al gabiotto, sempre durante la settimana, per monitorare il traffico e per garantire la sicurezza sulla piazza. Il fattore della privacy, è un punto di vista, dato che sia a livello europeo, sai a Roma le telecamere sono molto usate come strumento di sorveglianza. Infatti possono registrare episodi di piccola criminalità, auto che passano con il rosso ecc… . Sono uno strumento necessario per la sicurezza dei cittadini e dei residenti, che si devono sentire tutelati.

    Filippo Pompei.

  6. Il tema della privacy non è oggetto di punti di vista, ma di normative europee, prima che italiane.
    Il mero uso di uno strumento non comporta che esso sia legale.
    Lo studio n. 15 del progetto Urbaneye riporta come nel 2004 la media europea di illegittimità delle installazioni di videosorveglianza si attestasse intorno al 50%, con punte superiori all’80% per Austria e Ungheria.
    Ricordo che una ripresa effettuata in violazione della legge è illegittima e, pertanto, non utilizzabile in sede processuale; è, in sostanza, carta straccia e gli avvocati lo sanno bene.
    Invito i lettori a documentarsi, se ne hanno voglia e tempo, leggendosi il mio scritto.

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