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Cibo per la mente – Ode in morte della musica, di Gino Castaldo

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libro2.jpgOggi parliamo di “Il buio. Il fuoco. Il desiderio. Ode in morte della musica” di Gino Castaldo, Einaudi 2008, pp. 155, 11,50 Euro, e ne parliamo con l’autore. Gino Castaldo è uno dei più preparati critici musicali italiani, scrive per il quotidiano “Repubblica” ed è curatore di “Musica!”. Ha scritto numerosi libri sempre di argomento musicale e vive a Roma Nord, sulla Cassia. In questo suo saggio Gino Castaldo dichiara in modo provocatorio la discontinuità della musica cioè che la musica è stata uccisa e rinasce dopo ogni esperienza che ha cambiato, stravolto e devastato la precedente tradizione.
Ciò è accaduto quando il compositore sperimentale americano John Cage fece seguire il suo silenzio e nello stesso periodo nacque il rock’n roll, con la morte di John Coltrane, uno dei più grandi sassofonisti della storia del jazz, quando si è affacciato sulla scena musicale Jimi Hendrix, uno dei più grandi chitarristi della storia della musica.
Al giorno, d’oggi dove la musica è dappertutto, su computer e cellulari, sulla pubblicità e ci segue quasi ossessivamente, nessuno più la sfida e forse per questo motivo è davvero morta.

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Castaldo si domanda dove è finita la passione, il fuoco sacro e il desiderio che ne ha accompagnato l’evoluzione nella lunga storia discografica. L’autore analizza l’identità perduta seguendo le tracce del fuoco del buio e del desiderio, i tre elementi senza cui la musica non ha ragione di esistere per aprire infine una finestra sul futuro.

Castaldo, vuole spiegarci il titolo del libro? Il titolo è frutto di una mia riflessione su quali sono gli elementi determinanti della musica. Il buio rappresenta il lato oscuro, l’inconscio, la notte, il mistero, la musica ha qualcosa di misterioso ed è bene che lo mantenga. Il fuoco è tutto quello che riguarda l’energia, la fusione, e il desiderio è la capacità di evocare una nostra parte che è appunto quella del desiderio. Il sottotitolo è la parte provocatoria,  che nasce dal timore che la musica che abbiamo conosciuto fino ad adesso sia in agonia o abbia una apparenza di vitalità artificiale, che stia morendo nel suo spirito, nella sua parte più importante

C’è veramente troppa musica di tutti i generi attorno a noi? Sicuramente una delle ragioni di crisi è un eccesso di offerta che proviene da ogni parte, una vera invasione sonora, una sopraffazione, ne parlo in un capitolo del libro dedicato all’orecchio inteso come senso dell’udito. Si è trasformato il modo in cui noi ascoltiamo musica. Prima l’ascolto era più attivo perché eravamo in un ambiente sonoro più pacato, ora invece l’ascolto è diventato passivo perché ci arrivano troppi suoni in modo massiccio. L’orecchio si difende e diventa meno curioso.

castaldo.jpgE’ vero che il nostro tempo non ha ancora una sua colonna sonora? Non sappiamo più indicare una musica che sia esclusivamente specifica del nostro tempo. Se guardiamo indietro, ripensiamo alle melodie degli anni Venti, Trenta, Quaranta e Sessanta. Oggi no. Sfido chiunque ad individuare una colonna sonora che sia esclusivamente dei nostri anni, è questo è un segno molto allarmante, di arresto, di stasi.

Nel libro Lei descrive due tipi di musica: prima quella industriale, commerciale, elettronica come quella delle sonerie dei cellulari che ci avvolge nostro malgrado, poi quella emotiva, intima. Ci vuole chiarire meglio questo concetto? Nella prima parte del libro ho analizzato i processi che hanno portato la musica alla situazione attuale, la seconda parte è dedicata agli elementi il buio, il fuoco e il desiderio dove vengono analizzati questi elementi e perché sono stati  fondamentali e come hanno fatto diventare decisiva la musica per le nostre vite, per le nostre esistenze e il motivo per il quale oggi sono stati un po’ massacrati

Possiamo definire il Suo libro un trattato di filosofia sulla musica moderna? Magari! Lasciamolo decidere a chi legge. C’è quest’ambizione. E’ un libro di pensiero, un lusso che mi sono permesso con la maturità, ho sentito il desiderio di scrivere un libro di riflessione filosofica sulla musica.

Citiamo la sua frase “Se vogliamo davvero una “nuova musica”, dobbiamo uccidere quella passata. Morta quella che conosciamo, potremo finalmente decifrare i segni della nuova”.  Cosa vuole affermare con questo? Questo è l’inizio e la fine del libro, la cornice. Quasi sempre la musica ha avuto un processo di morte e rinascita, in un meccanismo che è anche dell’essere umano, che ricorre in tutte le religioni. Mi accorgevo di come c’è sempre stato qualcuno che ha voluto  ucciderla in qualche modo, e questo ha sempre portato a delle vere e proprie rinascite. Oggi invece c’è una stasi. Nessuno vuole ucciderla e paradossalmente per questo la musica si trova in agonia. La sensazione di uccidere la musica è una sensazione vitale, di rinnovamento e l’arte ha sempre bisogno di questo meccanismo. Musica dunque intesa come processo di morte e rinascita.

Leggendo il Suo libro traspare il Suo grande amore per la musica. Si può vivere senza? Il mio libro è un atto di amore smisurato per la musica e per il potere che ha. La mia è una ribellione ad uno stato di cose passivo che non riguarda soltanto questo campo Mi domando come si possa vivere senza. Esiste una persona al mondo alla quale non piaccia la musica?

Ha in mente di scrivere un nuovo libro? Mi piacerebbe scrivere un libro su tutti i concerti ai quali ho partecipato, dagli anni Settanta ad oggi, di tutti i generi. Sono stato un testimone unico.

Desideriamo ricordare ai nostri lettori che Sabato 10 Gennaio Gino Castaldo sarà ospite della trasmissione “Che tempo che fa” curata da Fabio Fazio, con inizio alle ore 20,10 su RAI3.

Alessandra Stoppini

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