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Cibo per la mente – Via Margutta vista con gli occhi di Francesca Di Castro

Galvanica Bruni

Un libro è cibo per la mente. Se non sapete cosa donare a Natale, regalate cibo per la mente, è un sano nutrimento.

libro2.jpgOggi parliamo di “Via Margutta-Cinquecento anni di storia e d’arte” di Francesca di Castro, Edizioni Kappa, 2006 pp.215 Euro 48,00. Via Margutta è una piccola via del centro di Roma, anticamente nota come il quartiere degli stranieri. Infatti, alla fine del XVI secolo questa zona era esente da tributi e destinata agli artisti stranieri che operavano a Roma e ciò ha contribuito a far diventare Via Margutta una delle più vivaci aree culturali della città. Negli anni ’50, dopo il film “Vacanze romane”, diventa una strada esclusiva, residenza di personaggi famosi come Federico Fellini. Nel suo libro Francesca di Castro, nata in Via Margutta ma oggi residente nei pressi di Ponte Milvio, ha saputo sapientemente ricreare il fascino di questa strada, fascino che è rimasto inalterato con il passare del tempo: i suoi cortili, i balconi, il verde, contribuiscono a darle uno speciale sapore di una Roma di altri tempi. Nel libro troviamo anche 170 illustrazioni in bianco e nero e a colori e 9 tavole colorate, ammirando le quali ci si può rendere conto che Via Margutta è un sito unico al mondo. Il libro è frutto di una passione storica e filologica, ricchissimo di informazioni ed illuminante per comprendere vicende e personalità determinanti per la storia, la cultura e la vita sociale di Roma, dalla nascita della celeberrima strada e che culmina nel XIX secolo, costituendo il fulcro della narrazione.

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Via Margutta non solo come luogo carico di memorie ma vivo ed attivo più che mai. Dal libro emergono figure note e dimenticate che hanno popolato nel corso dei secoli la strada. Lo si può definire un saggio storico sia per la sua struttura che per la sua chiarezza e precisione. Da apprezzare l’appendice che spicca per ampiezza e precisione documentaria.

Francesca cosa l’ha spinta a scrivere questo libro? Sono nata in Via Margutta a Palazzo Raffaelli costruito dal Valadier, quindi ho un legame affettivo con questa strada. Inoltre non esisteva un testo esauriente e documentato sulla storia di Via Margutta e sugli artisti che vi hanno vissuto.

Ci può dire da dove deriva il nome della strada? Il nome deriva dal barbiere Giovannino detto “Margutte Barberi” che nel 1581 affitta una casa per le proprie figlie Marta e Marzia da Ascanio dei Massimi all’inizio di Via Margutta.  Casa che poi passerà di proprietà al Cardinale Antonio Maria Salviati che la lascerà in eredità, con molte altre, all’Ospedale di San Giacomo degli Incurabili nel 1602 .

Quali sono le caratteristiche principali di Via Margutta? E’ sempre stata abitata da artisti. Nel 1800 assunse un particolare aspetto perché vennero via-margutta-di-fdc.jpgespressamente costruiti gli studi per gli artisti, caratterizzati dai grandi lucernari o sparsi sulle pendici del Pincio. Gli artisti che qui vivevano e lavoravano formavano tutti una grande famiglia e si ritrovavano al Circolo Artistico al civico 54. Erano animati da un forte spirito cameratesco che li vedeva partecipare  alle feste, ai balli in maschera ed alle sfilate conosciute come Feste di Cervara organizzate nel Circolo, Dal punto di vista architettonico la parte Ovest verso via del Babuino, costruita come retro dei palazzi nobili con botteghe, stalle e servizi vari.è sempre stata assai diversa dalla parte Est, collocata alle pendici del Pincio, dove si trovavano le abitazioni degli artisti. Importante fu anche il Teatro Alibert con le sue rappresentazioni dall’inizio del 1700 al 1863, quando venne distrutto in un incendio doloso. Una curiosità che non tutti conoscono di Via Margutta è che il campanone di San Pietro è stato fuso proprio in questa via nel 1786, esattamente nella fucina del Valadier, sul retro della sua abitazione a Palazzo Fede.

Le sue ricerche sono durate molto tempo ed è stato difficile reperire tutte le fonti? Le mie ricerche sono durate più di tre anni. Per individuare gli artisti, ben 1300 che abitavano nella strada, ho messo a confronto i dati catastali dell’Archivio di Stato e dell’Archivio Capitolino con “gli Stati delle anime” cioè il censimento che i parroci facevano dei residenti. Grazie a questo sono riuscita ad identificare chi abitava nei singoli palazzi e il proprietario.
Alessandra Stoppini

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