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Cibo per la mente – Le Petunie Blu di Norma Giacchero

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Un libro è cibo per la mente. Se non sapete cosa donare a Natale, regalate cibo per la mente. 

libro1.jpgOggi parliamo de “Il giardino delle petunie blu” di Norma Giacchero, Capitani Editore 2008 pag. 122 Euro 15,00. Sottotitolo del libro “quasi una sceneggiatura”, la prefazione è di Sergio Zavoli.
L’autrice, Norma Giacchero, vive sulla Cassia e per 30 anni è stata segretaria di edizione di Federico Fellini. Il suo libro è ambientato in Toscana in una proprietà in collina chiamata “Il Monastero”, perché in passato apparteneva ad una comunità religiosa, poi acquistata da una famiglia di ricchi agricoltori che l’hanno trasformata in azienda agricola produttrice di olio e vino. Ma di tutto questo ora è rimasto soltanto il nome, un campanile e una croce sull’arco del cancello.

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Qui vivono marito, moglie, due figli, una zia anziana ma dall’aspetto ancora giovanile, Evelina, e la domestica Anna. Fin dalle prime pagine del libro si capisce che la figura principale è quella della Zia Evelina, il fulcro della famiglia, donna dal fragile aspetto esteriore, ma dalla grande forza interiore. E’ lei la vera anima dell’intero nucleo familiare. Nonostante le avversità che le sono piovute addosso nella sua vita non ha perso la gioia di vivere, aiutata in questo da un suo antico e tenace corteggiatore Guido.
Accanto ad Evelina c’è Anna, la fedele domestica, che divide la fatica di portare avanti i lavori domestici e della proprietà insieme alla padrona Evelina. Gli altri componenti della famiglia cercano di ritagliarsi i loro spazi dentro il “Monastero”: marito e moglie non vanno d’accordo e si sono allontanati l’uno dall’altra, i figli sono cresciuti e hanno le loro esigenze mentre una figura dal passato riemerge e fa riportare alla luce una storia apparentemente sepolta.

Signora Giacchero, il suo è un libro autobiografico? No, ho ambientato il racconto nella mia Toscana solo perché è la terra nella quale sono nata. Ha come figura che emerge Anna per la quale mi sono ispirata ad una cameriera che ha vissuto insieme alla mia famiglia tutta la vita. Ricordo che era arrivata a casa nostra in Toscana, dal Piemonte. Anche Anna vive in simbiosi con la famiglia, vivendo la vita degli altri perché non se n’è creata una propria. Il suo non è un ruolo di domestica, non ci sono ordini da eseguire, piuttosto si dedica con amore e dedizione ai singoli componenti che vivono nel “Monastero”, i quali come avviene in ciascuna famiglia vivono i lori piccoli e grandi drammi confrontandosi attraverso tre generazioni.

Ci spiega il motivo del sottotitolo del libro “Quasi una sceneggiatura? Il libro è nato da una mia sceneggiatura scritta nel 1992. L’avevo fatta leggere a Giulietta (Masina, N.d.R.) e mi aveva detto che era una bella storia. “Il tuo stile di scrittura assomiglia a quello delle scrittrici del tardo Ottocento” mi diceva sempre. Per il ruolo della Zia Evelina avevo pensato a lei. Mi sentivo pronta a dirigere il film, non solo, ma tutta la troupe di Fellini, che era morto da poco, ed i giardino-petunie-blu.jpgsuoi storici collaboratori da Danilo Donati a Nicola Piovani erano pronti a lavorare accanto a me. Avevo trenta anni di esperienza vissuti accanto ad un grande maestro, basti pensare che non ho mai visto Fellini adoperare la macchina da presa nella stessa maniera..Giulietta aveva letto il trattamento che in gergo cinematografico equivale ad un riassunto, poi c’è la sceneggiatura vera e propria. Per il ruolo del protagonista maschile avevo pensato all’attore Jacques Perrin, il quale aveva accettato entusiasta scrivendomi “che si sentiva onorato di fare un film con una valente e storica collaboratrice di Federico Fellini”. L’ambientazione era nei dintorni di San Gimignano, luogo cinematografico per eccellenza. Ma quando era tutto pronto non sono riuscita a trovare un produttore ed il sogno è rimasto nel cassetto. Dieci anni fa quando cercavo qualcuno che mi producesse il  film, il mio amico Tonino Guerra mi disse “lascia perdere Norma, se pensi che un grande regista italiano ha tre sceneggiature nel cassetto e non riesce a produrle! Fai diventare libro la tua sceneggiatura”.E così avvenne. Poi nell’estate del 2007, nella solitudine di Roccaraso in mezzo ai boschi ho dato una forma definitiva al libro».

Tutto il sentimento che Norma Giacchero ha profuso nello scrivere questo libro è sintetizzato in un passaggio della prefazione di Sergio Zavoli  “ i libri non nascono tout court, crescono un po’ alla volta dentro alla testa e prima o poi si fanno vivi; oppure li lasci andare, dimenticandoli. E successo così anche a Normicchia…  
Alessandra Stoppini

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1 commento

  1. E’ un libro veramente come una sceneggiatura e risente molto della scuola di Fellini, ma con un’aria più moderna, scritto comunque da una donna di grossa cultura e sensibilità.

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