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XX Municipio – la destra al governo e La Destra all’opposizione, ma non è un gioco di parole

Derattizzazioni e disinfestazioni a Roma

questionmark.jpgTerza ed ultima tappa del viaggio all’interno dell’opposizione nel XX Municipio. Incontriamo Andrea Antonini, capogruppo de La Destra. 37 anni, sposato, una figlia, una laurea in economia e commercio, una lunga esperienza e militanza politica alle spalle. Candidato presidente al XX Municipio, è stato eletto come consigliere con 3.057 voti (3,9%). Ricopre la carica di capogruppo de La Destra e di Presidente della Commissione Trasparenza, una posizione delicatissima dalla quale poter controllare l’operato della maggioranza. A sei domande provocatorie sei risposte fulminanti, com’è nel suo stile.

Consigliere, a quali delle forze tradizionalmente presenti in XX Municipio (AN,FI,UDC, PD) ritiene si richiamassero i 3057 elettori che hanno poi votato per lei ?  Devo correggervi. Io di voti ne ho presi 3.296, 271 in più della lista, uno dei risultati più alti di Roma. Conoscenti e parenti a parte, non ho idea di chi mi abbia votato. Forse vecchi comunisti cui non piaceva l’idea di votare per un ex di FI poi trapiantato in campo opposto per un assessorato; forse ex di AN cui non è andato giù di vedere, per l’ennesima volta, il proprio partito, primo per numeri e radicamento territoriale, sacrificato sull’altare di un partito che tutto è fuorchè delle libertà. Forse da qualcuno che, con lungimiranza, aveva già capito che l’UDC sarebbe sparita al primo assessorato concesso.

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antonini2.JPGAl ballottaggio fra Rizzo e Giacomini lei ha invitato i suoi elettori a votare per quest’ultimo. Poi in Consiglio ha votato il programma del neo-presidente. Gli ultimi eventi in Municipio, come il voto sul Piano Regolatore Sociale, lo hanno però visto prendere le distanze dalla maggioranza. Un idillio di breve durata ? La prima scelta era pressoché obbligata: se avesse vinto Rizzo, io non sarei stato neppure consigliere municipale. Non che le cariche mi interessino gran che, ma l’idea di poter causare la vittoria di Rutelli mi ha distolto da qualsiasi “stranezza politica”. Sulle linee programmatiche c’è poco da dire: alcune di esse erano pressoché identiche alle mie. Non votarle sarebbe stata una aprioristica presa di posizione. A volte si resta delusi da persone che si conoscono da decenni, io Giacomini lo avevo incontrato per sole tre volte: sbagliare un giudizio è ammissibile, soprattutto nei confronti di chi ha mille facce.

Lei è Presidente della Commissione Trasparenza che è la prima, ci scusi, a non rendere trasparente il proprio operato. Ci vuol dire perché il Pubblico Registro degli Interessi, a 18 mesi dall’annuncio ed a 4 dalla sua elezione a presidente, ancora stenta a decollare ? chi o cosa lo frena ? Permettete ma questa domanda, più che provocatoria, è retorica: sul vostro blog ho pubblicato tutta la tortuosa cronistoria dall’istituzione ad oggi. Senza dilungarmi confido in un vostro rimando al mio post (NdR: cliccare qui). Diciamo solo che il provvedimento in questione è nato male, forse più per necessità di demagogia elettoralistica, che per effettive esigenze di trasparenza. Sono certo comunque che, entro l’anno, il Pubblico Registro veda la luce.

Bilancio Partecipato e Consiglio dei Giovani: già deliberati nel XX Municipio, sono rimasti sulla carta, ci dica il perché dal suo punto di vista. Inoltre essi erano prioritari nel suo programma elettorale, come pensa di riuscire ad attuare questi due istituti perno di una moderna democrazia ? Ogni atto politico che preveda una partecipazione popolare al processo decisionale viene visto come fumo negli occhi dall’attuale maggioranza e con totale disinteresse da una parte dell’opposizione. Nel secondo caso la motivazione, da più d’uno confessata, che ha portato a ritardi che forse ne causeranno il fallimento, è la paura che il risultato del voto stravolga il recente verdetto elettorale, palesando, quantomeno, uno scollamento tra la fascia giovanile e quella degli elettori della PDL e di parte del PD. Ho provato a rappresentare una opposizione che fosse costruttiva, propositiva e di contenuto politico, senza tuttavia ricevere risposte concrete dal Presidente. Ora Giacomini sarà da noi chiamato a giustificare in piazza la sua inerzia ed in alcuni casi la sua opposizione.

Dal 2002 al 2005 lei ha fatto parte della segreteria politica dell’allora governatore della Regione Lazio, Francesco Storace. Ha visto quindi dall’interno una grande macchina amministrativa al lavoro. Cosa ha tratto da questa esperienza che le possa permettere di incidere – se ciò è nella sua agenda di lavoro – sul funzionamento della macchina amministrativa del nostro Municipio ? Perché è a questo che guardano i cittadini pensando al Municipio, più che alla politica tout-court.  È importante non fare confusione sui ruoli. Quando sono stato parte della Segreteria Politica del Governatore della Regione Lazio ero chiamato a verificare l’operato di una macchina burocratica il cui compito era quello di applicare provvedimenti promulgati dalla Giunta, organo esecutivo di quella istituzione. Oggi sono chiamato, per ruolo, ad esprimere linee politiche che la Giunta traduca poi in atti amministrativi. Di certo non è ancora capitato che qualcuno mi abbia chiesto consigli sulla gestione degli uffici.

Il suo stile politico è irruento e questo la rende un’icona fra i giovani di destra di questo territorio.  Ma l’irruenza a volte paga poco o paga male. Lei è veramente convinto che le occupazioni, le scritte sui muri, i manifesti affissi ovunque, anche sulle abitazioni private, siano strumenti politically correct  ?  No, sono anzi convinto del contrario. Sono altresì convinto che il politically correct stia distruggendo questa nostra città e la politica in generale. In resize_img481f5df640787.jpgquesto Municipio abbiamo occupato una stazione ferroviaria – Farneto – costata 17 miliardi delle vecchie lire, funzionata per soli otto giorni ed in stato di abbandono dal 1990. La stiamo riqualificando a prezzo di enormi sacrifici economici e di tempo per restituirla a questo municipio. Non è forse la migliore forma di prevenzione del disagio giovanile? Il Blocco Studentesco sta ottenendo risultati inimmaginabili in moltissime scuole del Municipio e di Roma, proponendo il libro di testo unico – contro la mafia di professori e case editrici – la riscoperta della natura – contro il dilagare di falsi valori e false aspettative – il raddoppio delle ore di educazione fisica – contro una società che basa tutto sull’apparenza – ed una scuola pubblica – contro la globalizzazione del sapere. Essendo stati cacciati da numerose radio romane, tutte di proprietà di costruttori, abbiamo creato una nostra web-radio (radio bandiera nera.org) ed una web-televisione (tortugatv.org). Al fine di dare diffusione ad una storia mai raccontata abbiamo aperto una libreria (La Testa di Ferro) ed uno nostra etichetta discografica (Rupe Tarpea) consente la produzione di musica che non vedrebbe mai la luce, mentre una sala prove professionale consente a giovani gruppi musicali di suonare a prezzi contenutissimi. Abbiamo, con le nostre occupazioni, dato asilo ad una delle più antiche palestre di pugilato di Roma, la Boxe Trastevere (prezzi più che popolari), mentre la diffusione del nostro pensiero e delle nostre azioni avviene attraverso riviste con decenni di storia (Occidentale) e nuovi fogli di lotta (Fare Quadrato). Abbiamo, in soli 4 anni, dato un tetto a più di 50 famiglie in stato di emergenza abitativa e, nel contempo, abbiamo promosso decine di conferenze che hanno visto partecipi i nomi più illustri dell’intellighenzia “di destra”. E tutto ciò lo abbiamo fatto con le nostre sole forze, con il solo sostegno di una fede incrollabile, di una militanza che nessun altro può vantare, per qualità e quantità, e di qualche amico che guarda a noi con simpatia. Forse non solo per scritte, manifesti ed irruenza politica i giovani, che sono il futuro di questa nostra Nazione, guardano a noi con interesse e, spesso, con ammirazione. Forse sarebbe ora che anche i più adulti si liberassero del proprio perbenismo, del proprio egoismo e cominciassero a distinguere chi fa politica da chi E’ politica.
Chiedo venia per essermi dilungato su quest’ultima domanda, ma, a volte, non basta una battuta per spiegare cosa ci guidi all’interno dell’infido mare della politica nostrana.

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