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Al Foro Italico la Città dello Sport

Galvanica Bruni

Il Comune di Roma punta su mondiali del nuoto e internazionali di tennis per rilanciare il complesso. Iniziato oggi il mega convegno. 

foro-italico1.jpgIl Foro Italico sarà la Città dello Sport di Roma. Addio complesso architettonico progettato dallo spagnolo Santiago Calatrava a Tor Vergata. “Nella nuova predisposizione il Comune di Roma punta alla massima vocazione sportiva possibile”, chiarisce Alessandro Cochi, delegato del sindaco allo sport, presentando il convegno (il programma su VignaClaraBlog del 14.10) in corso da oggi nella sala della piscina della struttura  “Foro Italico: verso la Città dello sport”.

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 Cochi, che modererà i lavori di venerdì mattina, ha annunciato gli altri progetti del Campidoglio: “Pensiamo di riprenderci l’Aula bunker, perchè non c’è più la necessità di svolgere i processi lì dentro e per quanto riguarda i carabinieri stiamo pensando in accordo con il ministero della difesa di trovare un’intesa”. Quanto poi al pericolo che Roma perdesse nel 2009 gli Internazionali di tennis (vedi foro-italico3.jpgVignaClaraBlog del 17.09) il delegato rassicura che si svolgeranno “nello stadio della Pallacorda al Foro Italico”, mentre il Centrale “sarà pronto nel 2010”. Duro infine l’attacco alla precedente giunta capitolina guidata da Walter Veltroni che ha più volte promesso la fine dei lavori della Città dello Sport di Tor Vergata in tempo per lo svolgimento nel 2009 dei mondiali di nuoto: “Tor Vergata è un cantiere, costato già 200 milioni di euro, di sui la stessa amministrazione deve stabilire ancora l’utilizzo finale, ma la sua vocazione sarà sicuramente quella di essere palazzetto dello sport”. Per il momento la certezza è che “i mondiali di nuoto non riguarderanno assolutamente Tor Vergata, ma principalmente e non esclusivamente il Foro Italico”.

La notizia circolava da mesi. Il primo annuncio era stato dato  il 30 ottobre 2007 alla presentazione della mascotte dei mondiali dal presidente del comitato organizzatore Giovanni Malagò. Presente all’allora sindaco di Roma Veltroni che meno di un mese prima, il 5 settembre, durante un sopralluogo al cantiere della Città dello Sport a Tor Vergata aveva trionfalmente annunciato: “Ora siamo a buon punto, non so quali altre opere pubbliche in Italia siano esempio di tanta velocità”. Più cauto ma non meno ottimista ed entusiasta, l’ex-assessore capitolino all’urbanistica Roberto Morassut aveva aggiunto: “L’obiettivo è rendere funzionanti alcune strutture per i mondiali di nuoto del 2009 e altre l’anno successivo, per i mondiali di pallavolo. E’ la prima grande opera di foro-italico2.jpgarchitettura contemporanea che sarà realizzata all’esterno del Gra ed è un fatto storico”. Detto, fatto. La struttura non sarà realizzata in tempo per l’avvio dei mondiali di nuoto. “Avremmo voluto ospitare almeno alcuni eventi presso il PalaCalatrava ma la federazione internazionale ci impone di fare tutte le gare in un unico sito”, aveva spiegato Giovanni Malagò, durante la cerimonia confermando il Foro Italico come sede del mondiale a causa del ritardo dei lavori all’impianto di Tor Vergata.

Ritardi già previsti alla posa della prima pietra del cantiere il 21 marzo dello scorso anno. Ma in quella circostanza anche Calatrava si mostrò ottimista ricordando che l’impresa cui è affidata la realizzazione del Palasport, la Vianini Lavori Spa, “ci ha fornito un grosso contributo nella fase preparatoria e ci farà realizzare l’opera nei tempi previsti”. Altri dubbi sui tempi strettissimi di realizzazione dell’opera, soli 24 mesi esposti al minimo imprevisto, erano stati sollevati da Cornel Marculescu, il presidente della Fédération internationale de natati, l’8 maggio 2007 davanti al grande plastico della nuova cittadella. Le cronache di quel giorno raccontano che Marculescu avrebbe chiesto al sindaco: “Ma ce la farete a fare tutto questo in 24 mesi?”. Pronta la rassicurazione di Veltroni lontano da microfoni e telecamere: “Ce la faremo, ce la faremo, abbiamo vinto altre sfide. Il profilo del nuovo Palasport sarà il logo della nuova Roma”.

diva.pngNell’attesa sono trascorsi 18 mesi, un anno e mezzo. Tor Vergata continua a essere un cantiere. E sul LungoTevere, Diva, la ranocchia con occhialini e cuffia mascotte dei mondiali di nuoto 2009, guida diritto alle piscine del Foro Italico. 
Emanuela Micucci

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2 COMMENTI

  1. Ma se si riteneva davvero che Roma avesse bisogno di una “Città dello Sport”… c’era necessità di attendere un evento tipo i Mondiali? Per poi – more solito – fallire clamorosamnte l’appuntamento?

    Si può far notare che l’area del Foro Italico, già abbastanza caotica di suo, in condizioni normali, non è in grado di contenere gli spettatori di queste manifestazioni? Durante gli internazionali, durante le partite all’Olimpico… le strade sono invase da migliaia di auto e moto per cui non è previsto alcun parcheggio.

    Si può dire che il Foro Italico (senza voler dibattere l’aspetto “storia dell’architetura”) è “scomodo” per la fruizione dello sport? Uno stadio per il calcio che è un pugno in un occhio, scomodo, privo di servizi ed infrastrutture e con il campo lontanissimo dalle tribune per far posto ad una pista di atletica che viene utilizzata una volta l’anno per il Golden Gala. In tutto il mondo si usano strutture più piccole, più moderne – nella concezione e nelle strutture – con parcheggi, ben collegati alla rete viaria e capaci di funzioanre (e mantenersi) tutto l’anno con vari modi di utilizzo.

    Solo in Italia, per ospitare le Olimpiadi di Torino 2006 si è ritenuto conveniente ristrutturare il vecchio Comunale ed abbandonare al suo destino il “Delle Alpi” costruito meno di 20 anni fa, non 200 … è posibile che mai nessuno si assuma la responsabilità di queste scelte fallimentari?

  2. E si può dire che la Città dello Sport doveva nascere in periferia, a Tor Vergata appunto, ma a causa dei ritardi nei lavori le promesse più volte ribadite dal sindaco Veltroni e dalla sua giunta, come citato letteralmente nell’articolo, circa il termine dei lavori in tempo per i mondiali del nuoto 2009 non sono state mantenute.

    E si può dire che così facendo si sono sprecati soldi pubblici. Chissà se rimaranno nei tetti di spesa previsti o non lievitarenno.

    E si può dire che i tempi di sono allungati con la speranza che non diventino interminabili.

    E si può dire che la promessa, necesaria e attesa riqualificazione della periferia e la moderna struttura utilizzatabile anche dall’università di Tor Vergata sono diventate un miraggio.

    Angela

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