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XX Municipio: sulla Torretta Valadier la bandiera del Tibet

Galvanica Bruni

free-tibet.jpgIniziativa del XX Municipio: su Ponte Milvio sventolerà la bandiera del Tibet durante le Olimpiadi (di Emanuela Micucci) .

Per protestare contro i Giochi a Pechino e per solidarietà con i diritti umani negati in Cina la bandiera del Tibet sarà esposta sul pennone della Torretta Valadier di Ponte Milvio, a cura del XX Municipio, dall’8 agosto – in concomitanza con l’apertura delle Olimpiadi a Pechino – fino alla conclusione della manifestazione. Questo l’impegno assunto dal presidente Gianni Giacomini con l’approvazione all’unanimità, da parte del Consiglio Municipale, dell’ordine del giorno n. 6 del 26 giugno scorso. Un nuovo segnale di solidarietà al popolo tibetano, dopo l’adesione del XX Municipio alla manifestazione svoltasi a Roma il 15 giugno contro la repressione violenta e crudele portata avanti in Tibet dal governo cinese.  Nello stesso ordine del giorno il XX municipio “esprime la propria contrarietà – si legge testualmente – allo svolgimento delle Olimpiadi a Pechino, salvo la preventiva sottoscrizione, da parte del governo cinese, di un protocollo per il rispetto dei diritti umani e per l’autonomia del Tibet che abbia immediata operatività”. Protocollo mai firmato.

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Anzi, in queste ore dal Tibet giungono voci sull’intensificarsi della sorveglianza e del duro controllo delle autorità cinesi nella regione per evitare ogni forma di protesta durante lo svolgimento dei Giochi.

Riaffermando il valore prioritario dei diritti umani, il XX municipio ricorda, al contrario, che in Cina “un regime comunista, dittatoriale (…) nega ogni forma di libertà e viola costantemente i diritti dell’uomo (..), la libertà di culto e perseguita i fedeli di alcune religioni.”
Ricordiamo alcuni episodi di violenza del governo cinese, come la politica di pianificazione delle nascite che ricorre a aborti fino a settimo mese di gravidanza o alla sterilizzazione di massa come strumenti leciti. Ancora, il ricorso frequente alla pena di morte, anche per reati minori. L’esistenza di veri campi di concentramento per i dissidenti politici: i laogai.
“La Cina presenta ancora oggi gravi problemi nel campo dei diritti umani – spiega Paolo Pobbiati, presidente della sezione italiana di Amnesty International – e la promessa per migliorare la situazione, fatta nel 2001, in cambio dell’assegnazione dei Giochi, dal comitato promotore di Pechino 2008, è rimasta largamente disattesa. I cambiamenti reali, fin qui, sono stati minimi”. olimpiadi-pechino2.jpgInoltre, a pochi ore dall’inaugurazione delle gare il portavoce del Comitato organizzatore cinese, Sun Weide, ha ribadito che la censura delle autorità cinesi su internet rimarrà in vigore durante i Giochi, nonostante le promesse fatte al Comitato Olimpico Internazionale (Cio) di garantire il libero accesso alla rete. Una decisione subito definita “deludente” dal Cio che ha assicurato che la questione verrà “presa seriamente” e che “indagherà” sulle denunce dei giornalisti.
Restano lontani, dunque, riforme concrete e miglioramenti sostanziali. Anzi, il comitato organizzatore dei Giochi ha addirittura stilato una lista degli oggetti vietati ai tifosi, consultabile sul sito ufficiale delle Olimpiadi. Al bando striscioni, trombette, fischietti, strumenti musicali, bandiere al di fuori degli impianti sportivi e di Paesi non iscritti al Cio (traduzione: vietato sventolare i vessilli di Tibet e Taiwan), manifestazioni e slogan di propaganda politica, religiosa o razziale. E via dicendo per un lungo elenco di divieti chiamato “Buoni consigli per i Giochi di successo”.
E’ quindi in un clima di repressione che la Cina si appresta a ospitare le Olimpiadi, da sempre ritenute simbolo di pace e di dialogo tra i popoli. Lo erano quelle nell’antica Grecia, quando durante  lo svolgimento dei Giochi, si celebrava la pace olimpica, si cessavano cioè tutte le guerre. Lo è lo spirito con cui Pierre de Coubertin creò le moderne Olimpiadi.

Intanto, dopo forti indecisioni sembra sbloccarsi anche il nodo dell’inaugurazione dei giochi: il premier Silvio Berlusconi conferma che non andrà. Per l’Italia ci saranno, invece, il ministro degli esteri Franco Frattini e il sottosegretario con delega allo sport Rocco Crimi. Il mondo politico italiano e internazionale continua, infatti, a essere diviso sulla possibilità di disertare la cerimonia inaugurale per solidarietà con le proteste contro i diritti negati in Tibet e nel resto della Cina. “Si sta delineando una situazione per cui molti Paesi ci saranno, a livello di premier o di ministri degli Esteri –  spiega il titolare della Farnesina, Frattini – e l’Italia non può che essere vicina ai suoi alleati”.
Emanuela Micucci

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5 COMMENTI

  1. Quando ci vuole ci vuole. Desidero esprimere il mio sincero BRAVI a tutti i consiglieri, al presidente, all’intero Municipio per questa decisione di esporre la bandiera del Tibet sulla Torretta. Anche se io sono fra quelli che pensano che gli amministratori si dovrebbero occupare solo di amministrare e non di fare politica fine a se stessa, ritengo che questa sia una concreta e valida eccezione che giustifica la regola.
    Clara

  2. Non c’è differenza tra chi soffoca la voce dei giusti da chi finge di non sentirne le ragioni, un motivo in più per cui, qualunque gesto pacifico è legittimo e degno di lode se lo spirito con la quale lo si pratica è privo di lucro economico, politico e religioso. Perché in un mondo in cui l’ansia di fagocitare il “prossimo” distrae dalla pienezza della vita stessa, c’è un bisogno disperato di ritrovare i valori del rispetto e della giustizia, unici ed incorruttibili mezzi in grado di restituire dignità e pace al genere umano. Dunque speriamo che il buon esempio venga seguito anche da altri comuni e che non passi inosservato!

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