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Parchi regionali del Lazio: legge quadro inapplicata e cittadini mortificati

Duca Gioielli

comunicati-stampa.jpgComunicato stampa di Luigi Camilloni, Presidente dell’Osservatorio Sociale

“Chiedo il rispetto dei diritti e della dignità dei cittadini, troppo spesso mortificati da vincoli, divieti, controlli e sanzioni, allorquando la Regione Lazio è la prima a non rispettare la Legge sui parchi. Chiedo che sia interrotto il decennio di assoluto silenzio e d’inattività della Regione Lazio in materia di Parchi: infatti, oggi l’80% di essi è ‘fuori legge’, avendo disapplicato la legge quadro 394/1991. Ma soprattutto chiedo di conoscere quali sono le intenzioni per il futuro, vista l’importanza della questione che sta tenendo in scacco centinaia di migliaia di cittadini laziali che da oltre 10 anni attendono invano un adeguamento della Regione alla normativa nazionale vigente” Lo ha dichiarato Luigi Camilloni, Presidente dell’Osservatorio Sociale, in merito alla situazione dei parchi e delle aree naturali protette della Regione Lazio.

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“Ricordo che gli strumenti e le modalità gestionali utilizzati dal Parco per dare attuazione alla legge quadro 394/1991 sono: il Piano del Parco, il Piano pluriennale Economico e Sociale e il Regolamento del Parco.
Il Piano del Parco è lo strumento principale di programmazione dell’Ente: è l’atto obbligatorio che definisce l’assetto dell’area protetta e le prospettive verso le quali si deve tendere sia in termini di tutela, sia in termini di sviluppo compatibile.
Il Piano pluriennale Economico e Sociale definisce le forme e le modalità di attivazione delle iniziative volte a favorire lo sviluppo economico e sociale delle collettività che vivono nel Parco e nei territori adiacenti. Viene elaborato dalla Comunità del Parco ed è approvato, previo parere del Consiglio Direttivo, dalla Regione.
Il Piano economico e sociale valorizza le scelte e i programmi degli Enti locali, in quanto favorisce un sostegno per una più efficace politica ambientale, ed anche rispetto alle aree contigue, il piano può giocare un ruolo significativo anche se queste non sono a tutti gli effetti aree Parco. Ora il Piano economico, richiede e consente agli Enti locali di definire le proprie scelte, progetti ed interventi relativamente all’area protetta. Gli enti locali ed in particolare i comuni minori, possono far valere la loro volontà, in quanto all’interno della Comunità del Parco essi hanno pari dignità e quindi concorrono su un piano di parità alle decisioni collegiali che debbono essere assunte.
Infine, c’è il Regolamento del Parco che disciplina l’esercizio delle attività consentite, in pratica definisce nel particolare i modi e le forme per la costruzione di opere e di manufatti, per lo svolgimento delle attività agro-silvio pastorale, per l’accesso e la circolazione del pubblico. E’ quindi strettamente correlato alla prescrizione del Piano, anche se la legge prevede che possa essere approvato indipendentemente da questo.

Se il Piano di Assetto, infatti, svolge funzioni di definizione, di sistemazione, di organizzazione del territorio del Parco e degli apparati con cui l’Ente Parco dovrà perseguire i suoi scopi fondamentali di tutela e valorizzazione, il PPPES (Programma Pluriennale di Promozione Economica e Sociale) deve configurarsi come lo strumento con cui tali scopi possono essere perseguiti, come mezzo agevole di individuazione e programmazione di azioni, iniziative, interventi, soggetti e risultati di sviluppo. Ebbene nel Lazio l’80% delle aree naturali e dei parchi regionali non ha ancora redatto ed approvato il Piano d’Assetto; il Piano Pluriennale Economico e Sociale non è stato adottato né tantomeno attivato nella stragrande maggioranza dei parchi regionali laziali; il Regolamento del Parco per logica non è ovviamente correlato a quanto prescrive il Piano d’Assetto.

In sintesi, la Regione Lazio sta violando palesemente non solo la Legge Quadro 394/1991 ma anche il suo spirito. Infatti, all’articolo 1 si evidenzia una concezione della tutela ambientale dinamica, nel senso che l’obiettivo non è tanto di porre limitazioni all’attività umana, quanto di orientarla in vista della tutela suddetta. In particolare, per l’elaborazione di specifiche politiche di sviluppo delle aree parco che attraverso il coinvolgimento delle popolazioni interessate, possano conciliare gli obiettivi di conservazione della natura con quelli di sviluppo socio-economico, la legge quadro introduce negli articoli 11,12 e 14 (Regolamento del Parco, Piano del Parco, Iniziative per la Promozione Economica e Sociale) gli strumenti di gestione adottati dall’Ente Parco e dalla Comunità del Parco che la Regione Lazio sta disattendendo da oltre un decennio”.

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