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Roma, sotto inchiesta il sistema di rimozione delle auto

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Galvanica Bruni

L’accusa è pesante: fra ottobre 2006 e settembre 2007, “in concorso tra loro e con pubblici ufficiali allo stato ignoti, si accordavano per effettuare una serie di rimozioni di autoveicoli in sosta di intralcio finalizzate a massimizzare i profitti della loro società, con scelta delle autovetture più convenienti da rimuovere, così da rendere il servizio pubblico strumentale al loro guadagno, anziché al raggiungimento delle finalità pubbliche per il quale era stato previsto“. A chi è rivolta ?

Ai signori L.P. e S.DeA. finiti sul registro degli indagati perché, al termine di una indagine, è stato appurato che il CLT (Consorzio Laziale Traffico), società – da loro diretta – che per conto del Comune di Roma gestisce la rimozione delle auto in sosta vietata, avrebbe messo in atto un macchinoso sistema sistema finalizzato alla crescita dei profitti con metodi non appropriati.

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Il CLT dal 2005 gestisce il sistema delle rimozioni e dispone di quattro grandi depositi (uno dei quali proprio nella nostra zona, in viale Antonino di S.Giuliano nei pressi di Ponte Milvio) e da quando è operativo l’accordo col Comune il numero delle rimozioni è cresciuto a dismisura: nel 2004 sono state circa 50.000 che diventano 61.000 nel 2005 e 70.000 nel 2006. Fra multa, diritti di deposito e canone di parcheggio 70.000 auto rimosse in un anno significano, per il CLT, un business di circa 500.000 euro al mese.

Ma questa crescita esponenziale non è solo frutto dell’indisciplina degli automobilisti. La Procura, stando agli atti resi pubblici, sembra aver accertato che gli ordini ad accanirsi venivano dall’alto tanto che il raggiungimento dell’obiettivo di rimuovere un numero minimo prefissato di auto consentiva ai Comandanti dei singoli Gruppi della Polizia Municipale di Roma di maturare un premo extra annuale.

Rimuovendo però 70.000 auto l’anno i 4 depositi si saturano velocemente e quindi il CLT ha provveduto ad allargarli, facendolo abusivamente e senza rispettare alcuna norma di sicurezza ambientale. Se n’è accorta l’ARPA (Agenzia Regionale per l’Ambiente) e sono scattati i provvedimenti di chiusura che, come conseguenza, hanno aguzzato l’ingegno dei nostri impavidi imprenditori (per inciso uno dei due è un geometra del Comune di Roma). Far fruttare al massimo l’area “legale” dei 4 depositi. Come ? Concentrando le rimozioni, con l’aiuto di chi è preposto sul territorio ad attivare l’ordine di rimozione, sulle auto nuovissime o quelle di lusso perché è sperimentato che il proprietario di un’auto di lusso corre a ritirarla dal deposito nel giro di un paio d’ore. E cosi’ lo stesso posto nel deposito  garantiva un turn-over molto redditizio. Da qui l’accusa di abuso d’atti d’ufficio in concorso tra loro: con la complicità – sembra – di alcuni vigili urbani e/o di ausiliari del traffico che ancora devono essere identificati, avrebbero organizzato un sistema perverso per incrementare gli incassi del CLT alla faccia degli automobilisti romani.

A raccontarci il tutto con estrema dovizia di particolari è Davide Desario su questo accurato servizio pubblicato oggi da Il Messaggero (clicca qui)

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2 COMMENTI

  1. L’esposizione esauriente e dettagliata purtroppo non ci è nuova. Le ruberie comunali travestite da multe le si coniscono. Sarebbe come dire che gli autovelox servono a ridurre il numero dei morti. Un bubbola. Ingrassano le tasche dei politici locali, altro che soldi investiti in miglioramenti stradali.
    La rimozione forzata è lo strumento con cui le amministrazioni provvedono ai buchi dei loro profitti. Si vuole eliminare gli ostacoli? Si allarghino le strade, si faccia piazza pulita dei Suv in 5 fila a viale parioli e si eliminino le macchine abbandonate che stanno anche su via Calalzo.
    Le rapine travestite da strisce blu e da rimozione, non servono.

  2. Certo è che ultimamente sul corpo dei vigili urbani di Roma sono piovute diverse tegole a cominciare dalla nota vicenda del comandante in capo rimosso perché utilizzava in modo non corretto un contrassegno per invalidi.
    La cosa che mi stupisce però è che non si siano levate difese da parte dei componenti stessi del corpo dei vigili urbani al loro operato.
    In pratica mancanza assoluta di spirito di corpo.

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