Incontriamo Stefano Sgambati per parlare del suo romanzo “Gli eroi imperfetti” ambientato a Ponte Milvio. Una storia oscura e sensuale che mescola giallo, eros e personaggi le cui vite si intrecciano illuminando le paure, i desideri e le speranze che pulsano sotto l’apparente normalità di tutti noi.
La scena si svolge a Ponte Milvio, anno 2008. Il Tevere minaccia di esondare. Un drammatico segreto viene improvvisamente svelato e questa confessione cambierà per sempre l’esistenza dei cinque protagonisti.
Questa potrebbe essere la trama di un film. Invece è l’intreccio del nuovo romanzo “Gli eroi imperfetti” (edito da Minimum Fax), il primo scritto da Stefano Sgambati che ha già dato alle stampe due saggi narrativi e una raccolta di racconti.
chi è Stefano
Romano, trentaquattro anni vissuti a Roma nord ma da un anno trasferitosi a Milano per lavoro, Stefano ha una passione per la scrittura divisa tra il giornalismo sportivo, la sua professione ufficiale, e la letteratura che probabilmente diventerà la sua professione parallela, se non primaria.
Lo incontriamo durante la presentazione del libro che si è svolta a Libri e Bar Pallotta, storico locale romano sul Piazzale Ponte Milvio che da sei anni si è arricchito di una fornita libreria.
La prima domanda d’obbligo, per entrare in qualche modo in confidenza con lo scrittore e avvicinarlo anche al lettore, è come e quando è nata la sua passione per la scrittura.
E Stefano ci risponde con l’immediatezza che ritroviamo poi tra le pagine del suo romanzo: “Scrivo da sempre. In maniera istintiva, spontanea. Non forzata. Ho iniziato da ragazzino, mi divertiva, mi piaceva, mi appassionava. E ho continuato”.
I tuoi punti di riferimento nella scrittura?
“Non definiti. Ho sempre cercato di non farmi troppo influenzare dalla scrittura degli altri…Naturalmente a 18 anni, l’età in cui ho cominciato a leggere tanto e a scrivere qualcosa, in qualche modo mi sono lasciato contagiare da tutto ciò che leggevo, fantasy, horror e il minimalismo americano soprattutto, i generi letterari di cui mi ero innamorato… e scrivevo cose di una bruttezza rara che, puntualmente gettavo nel cestino”
“Poi col tempo mi sono reso conto che quelli erano soltanto dei tentativi per accordare il mio pianoforte e che la mia strada, la mia scrittura, avrebbe dovuto prendere un’altra direzione. Così mi sono avvicinato al realismo e allo stile iper contemporaneo, mi piace molto raccontare trame nelle quali ogni lettore si possa riconoscere dal punto di vista geografico”
La trama
E veniamo appunto alla trama de “Gli eroi imperfetti”
I protagonisti sono Gaspare, un signore d’età distinto e all’apparenza tranquillo che però da anni nasconde un drammatico segreto, Corrado, un uomo assolutamente normale e dalla vita assolutamente normale, proprietario di un’enoteca proprio nel Piazzale Ponte Milvio e la moglie di lui Carmen.
E poi ancora Irene, l’unica figlia di Gaspare, una bella ragazza fragile e insicura che abita a Ponte Milvio e sfoga le sue problematiche esistenziali nel sesso e nel bere qualche bicchiere in più.
E, infine c’è Matteo, un attraente libraio che lavora nella Libreria Pallotta, perdutamente innamorato ma non corrisposto, di Irene, che cerca in tutti i modi di aiutarla.
Attorno a loro ruota, come abbiamo detto, un segreto che muterà per sempre le loro vite.
“Gli eroi imperfetti” è un mix di suspense, noir e cronaca contemporanea che prende il lettore dalla prima all’ultima pagina. Lo scrittore ci svela subito, sin dall’inizio, che è accaduto qualcosa di importante e di irreparabile ma per scoprirlo completamente tocca sfogliare e leggere attentamente tutte le pagine.
Un romanzo di impianto realista ma anche psicologico e introspettivo che scorre velocemente grazie a una scrittura fresca e al tempo stesso matura.
Perchè proprio a Ponte Milvio?
Ponte Milvio e il fiume Tevere fanno da sfondo al romanzo tanto da diventare gli altri due protagonisti. Perché hai scelto di ambientare il libro proprio qui?
“Il libro è interamente ambientato a Ponte Milvio perché questa è la mia zona. Ponte Milvio mi ha aiutato a comporre la trama. Sono nato e ho vissuto in via Cortina d’Ampezzo ma sin da bambino ho frequentato la piazza e il ponte Mollo, ho studiato al liceo classico “De Sanctis” che si trova a pochi passi da qui, gli amici sono qui e qui si è svolta gran parte della mia vita.”
“Mi sentivo quindi a mio agio nell’ambientare un libro in un luogo geograficamente a me familiare. Conoscevo bene tutto, la piazza,la libreria, l’enoteca, i vari negozi, i pub, il benzinaio.. e infatti nel romanzo riporto nomi di attività che esistono realmente..”
“Possiamo dire – ci spiega Stefano – che il libro in qualche modo è stato “concepito” nella libreria Pallotta. E infatti molte scene sono ambientate proprio in questa libreria, che conosco e frequento da sempre così come il libraio, che nella realtà si chiama Carmelo.”
“Carmelo è un amico che spesso andavo a trovare la sera, perché all’inizio la libreria rimaneva aperta fino alle 2 di notte, mentre mi aggiravo con curiosità tra gli scaffali e sfogliavo un libro dopo l’altro…Ed è stato proprio lui a fornirmi qualche dritta e le curiosità sull’ambiente e a farmi conoscere il meccanismo e il mestiere del libraio”.
Altra domanda d’obbligo: nel libro c’è qualcosa di autobiografico?
“Assolutamente no. Il mio libraio Matteo è l’unico personaggio che si avvicina alla realtà, anche se è di assoluta fantasia, così come tutti gli altri”.
Insomma Ponte Milvio è stata la “tua” zona prima di trasferirti a Milano?
“Certamente. E, tra l’altro, ho avuto il piacere di frequentarla tanto prima che diventasse così di moda. Ricordo che allora c’era un solo locale, il “Figs”, che poi era il ritrovo mio e dei miei amici, con un bravo barman napoletano di nome Marco. La “movida” di Ponte Milvio era tutta qui..”.
Da un anno vivi a Milano. Ti manca la Capitale?
Beh, nel momento in cui sono partito sicuramente ho provato un po’ di nostalgia ma poi mi sono ambientato subito a Milano che, per quanto fredda e nordica, rimane una città godibilissima e vivibile. A cominciare dai mezzi pubblici,nuovi, efficienti, puliti, veloci. Tant’è che ho venduto subito la macchina. Giro in bicicletta.. E tutto ciò a Roma sarebbe impossibile.
La genesi, il mestiere, l’amore
Ma torniamo al romanzo, a “Gli eroi imperfetti”. Stefano Sgambati sa cogliere bene le atmosfere di alcuni locali e di alcune situazioni e il sapore di certi luoghi. E l’atmosfera, si sa, è importante per una buona lettura di un libro.
Come è nata la trama del libro?
“In realtà tutto è iniziato da una banalità. Volevo scrivere un racconto breve dove, durante una cena tra amici, si fa il gioco della verità. Ognuno racconta un fatto che non ha mai svelato. Il primo dice una banalità, un altro rivela una cosa che non ha mai raccontato e così via, finché qualcuno confessa un episodio atroce, terribile…
Così mi sono domandato quali sarebbero potute essere le conseguenze di tutto ciò, come sarebbero cambiati i rapporti tra coloro che erano venuti a conoscenza di questa verità…e, dal racconto iniziale, senza accorgermene ho finito per scrivere 280 pagine”
Chi è stato il primo a leggere le bozze?
“Un’amica editor di narrativa alla quale un giorno di tre anni fa ho fatto leggere quello che avevo scritto. Non ne ero convinto, così avevo accantonato tutto. E invece a lei piacque molto, mi diede i consigli giusti e mi incoraggiò a riprendere. E’ stata lei la prima a spronarmi a continuare questo romanzo.”
Stefano, l’ultima domanda d’obbligo alla quale non puoi sottrarti. Cosa rappresenta per te la scrittura?
Stefano sorride, e risponde con un po’ di pudore mascherato da una certa disinvoltura. “E’ un mestiere quasi artigianale che, piano piano, sto coltivando…”.
E poi, con la sottile ironia che lo caratterizza, aggiunge:”Sempre meglio che fare il “tronista”, anche se guadagno decisamente meno..”
Infine, una curiosità. Nell’ultima pagina, tra i ringraziamenti, c’è n’è uno che ci ha particolarmente colpito. Tu scrivi “..A Carolina Bargoni : accanto a te so dove sono”. Una dichiarazione d’amore straordinaria, quasi d’altri tempi, che qualunque donna vorrebbe sentirsi dire dal proprio uomo…
“Grazie. Il concetto di questa frase me l’ha ispirato il bellissimo libro “Vite che non sono la mia” dello scrittore francese Emmanuel Carrère..Dopo l’entusiasmo e la passione iniziali, credo che l’amore sia proprio questo, un luogo, un approdo dove stare bene..”
Ilaria Galateria
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Con tutto il rispetto per l’autore di questo libro….ma chi è nato e cresciuto a Via Cortina d’Ampezzo NON potrà mai dire PONTE MILVIO è la mia zona….. Puoi aver frequentato tanto la zona….aver frequentato il De Sanctis che sta vicino a Ponte MIlvio….potrai avere avuto amici e frequentato i locali di Ponte Milvio…. ma caro mio NON POTRAI MAI DIRE DI ESSERE DI PONTE MILVIO….!!!!
Capisco che in questo momento dire di essere di Ponte Milvio “fa tendenza…” ma chi è veramente di PONTE MILVIO sa benissimo cosa vuol dire essere nati e cresciuti a PONTE MILVIO…con i suoi locali storici (non di certo il Figs…aha aha aha) e con i suoi personaggi storici!!!
Sicuramente bello ma non storico … la libreria da Pallotta e’ storia recente …. storico e’ averci giocato a biliardo o a carte.