Capita anche agli incalliti scopritori di situazioni di degrado sentirsi scoraggiati e depressi, non tanto per la quantità di rifiuti portati alla luce quanto per quella sensazione di impotenza di fronte a certi scempi. Un esempio? La stazione Grottarossa, sulla Flaminia: una grande e vergognosa discarica a cielo aperto. Qui, vuoi per la Ferrovia Roma Nord che per la presenza di numerosi capannoni industriali, transitano ogni giorno migliaia di auto e di pendolari; eppure quella striscia di terreno compresa tra la via Flaminia e il Tevere è una enorme pattumiera al centro della quale si erge l’Area Archeologica di Grottarossa.
Quando qualcuno ipotizzò la candidatura di Roma alle Olimpiadi del 2020 indicando quest’area per i nuovi impianti sportivi si gridò allo scandalo. Ma stiamo scherzando? Quella di Grottarossa-Tor di Quinto e un’area archeologica sottoposta a vincoli stringenti, si obiettò. Oggi verrebbe da dire: che fine hanno fatto questi vincoli?
La verità è che tra tombe interrate e scavi dimenticati, l’archeologia è sommersa dalla mondezza. Il biglietto da visita ce lo hanno fornito quei bidoni di vernice e solventi abbandonati da anni nei pressi della vecchia stazione attorno a cui il degrado è inimmaginabile.
Se si decide di raggiungere la nuova stazione lo spettacolo è dei più deprimenti. Tra prati andati in fumo e montagne di bottiglie e taniche di plastica la stazione di Grottarossa è qualcosa di inqualificabile: sporcizia, muri che grondano umidità e gli ascensori, completamente arrugginiti, che non funzionano. Un disabile non riuscirebbe mai a prendere un treno.
L’ingresso è costellato di sacchetti pieni di rifiuti; vuoi vedere che chi viene alla stazione si porta appresso la “monnezza” di casa che poi abbandona prima di salire sul treno?
Il piazzale davanti al deposito dell’ATAC, adibito a parcheggio, nella realtà è una grande discarica; i rifiuti arrivano sino al cancello dell’area archeologica dove sono in corso i lavori di sistemazione e messa in sicurezza. Forse in un lontano futuro ai turisti si vorrà offrire archeologia con contorno di italica sporcizia…
Abbiamo allora scavalcato la Via Flaminia ma la situazione non migliora; davanti ai Casali Molinario, da poco restaurati, tra reti sfondate ed erbacce si nascondono alcune baracche di nomadi; la fermata del bus invece è stata completamente devastata. Mancano addirittura i pannelli di plexiglas che servivano a proteggere dalla pioggia.
Tornando sul lato destro della consolare, sotto il cavalcavia di cemento armato (mai manutenzionato e che comincia a mostrare le armature di ferro), troviamo altre montagne di rifiuti e di calcinacci.
Anche qui non mancano le baracche per lo più ricavate all’interno di vecchie casupole di cemento con il tetto in pericolosissimo eternit.
Dovunque volgi lo sguardo non vedi altro che sporcizia, rifiuti e degrado e poi una situazione di generale abbandono; se questa è un’area vincolata allora sarebbe meglio togliere ogni vincolo e trasformare il tutto in una bella colata di cemento con un paio di “mostri” tipo Corviale o Scampia.
Di fronte ad un simile sfacelo è naturale chiedersi se chi ha amministrato e oggi amministra questa città abbia mai ficcato il naso in queste aree; se non lo ha fatto lo invitiamo a farlo subito prima che la “monnezza”, pian piano, arrivi a lambire la sua scrivania.
Francesco Gargaglia
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Formulo direttamente una proposta: perché non varare un provvedimento, con tutte le tutele del caso per gli Enti (Comune, Provincia, Regione) al fine di scongiurare rivendicazioni di future”stabilizzazioni” , affinché possano essere utilizzate per qualche ora al giorno (equamente rispetto a quello che percepiscono) le persone in Cassa Integrazione Guadagni (in particolare per quella in deroga gestita dalla Regione) che vengono pagate per stare per la maggior parte a casa? Da una parte si darebbe loro l’opportunità di sentirsi attivi e dall’altra la città usufruirebbe di quei servizi definiti “socialmente utili, nel caso specifico per ridare decoro alle nostre perifierie .