Avevamo annunciato il rinvenimento di una statua di 70 anni fa al Foro Italico (leggi qui) lasciando i nostri lettori con questi interrogativi: qual è la storia del gigante di pietra? Perché è stata posta proprio in quel punto e chi rappresenta? Oggi cerchiamo di saperne di più. Diamo la parola a Sandro Bari che, con gli studiosi Francesca di Castro e Paolo Pedinelli, ha presentato il risultato dell’eccezionale scoperta nella conferenza stampa dello scorso 26 ottobre.
“Tengo a ribadire – precisa Sandro Bari – che non si è trattato di una vera “scoperta”, ma di un rinvenimento dopo mezzo secolo d’oblio nel quale la statua era rimasta sommersa tra cespugli, rovi ed edera, per l’insipienza di chi avrebbe dovuto aver cura di mantenere accessibile a tutti quell’inestimabile patrimonio architettonico e artistico che è il Complesso del Foro Italico.
La statua che abbiamo soprannominato del Cacciatore e che risultava comunque censita in una pubblicazione del CONI con dati rilevati nel 1987, già da molti anni era scomparsa alla vista, tanto da essere definita vagamente come “Giovane in piedi con moschetto”, dizione inesatta e incompleta.
Il giovane immortalato nella scultura, oltre ad avere un abbigliamento quanto meno particolare, non ha un moschetto ma una antica carabina di precisione, tipo Jager Stutzen, anno 1865 circa, arma dei Cacciatori dell’esercito austriaco; indossa pantaloncini, stivali in gomma su calzettoni, soprascarpe da caccia con ghette, cintura con tasche porta bossoli, bandoliera, un grembiulino a più strati di cuoio, un mantello nella mano sinistra mentre con la destra impugna il collo del fucile. Ha lunghi capelli ondulati pettinati all’indietro e il viso ha una espressione “mussoliniana” giovanile; è in posizione di riposo, ma con la fronte eretta e lo sguardo fisso in avanti, attraverso i “ponti” della Casa delle Armi e diretto verso la cima della collina di Villa Glori.
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Il Cacciatore, come ormai abbiamo preso a definire questo “Gigante di Pietra” alto quattro metri che si erge su altri quattro metri di basamento, schiaccia col piede sinistro le corna di un agonizzante cerbiatto, corna che sono state in parte spezzate da vandali nel tempo, gli stessi vandali che lo hanno fatto oggetto di tiro al bersaglio con grosse selci spezzandone una parte del fucile.
La firma dell’autore della statua, Tiliacos Michele, Roma 1936 (firma anomala in quanto l’unica col cognome prima del nome) non aiuta a svelare il perché della collocazione e del soggetto scelto. È vero che quella zona faceva parte della riserva di caccia dei Reali, che aveva inizio proprio alle pendici di Monte Mario dopo che la parte paludosa pianeggiante era stata bonificata e rialzata per l’edificazione delle strutture del Foro. Il Cacciatore potrebbe aver attinenza con la zona, ma perché rivolgerlo verso valle e non verso la strada che porta a Villa Madama, strada da sempre frequentata da alti personaggi? Abbiamo ascoltato diverse teorie: secondo una di queste si tratterebbe di un giovane cacciatore vestito all’uso tirolese, e conseguentemente armato, posto in opera in occasione della visita del Fuhrer che sarebbe avvenuta qualche mese dopo, forse per ricordare all’ospite qualche personaggio eroico o mitico della sua terra d’origine.
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L’abbandono al degrado della statua, nel caso avesse veramente attinenza con la visita hitleriana, sarebbe spiegato come il solito esempio di damnatio memoriae. Ma più normalmente può spiegarsi col totale decadimento nel quale il CONI, assegnatario purtroppo in base alla L. 8-8-2002 n. 178 dei territori in questione, ha abbandonato tutto ciò che non poteva sfruttare per ricavarci utili. Compreso quindi il nostro cacciatore. Se la CONI Servizi sarà “costretta” dall’opinione pubblica, come nel caso della cosiddetta Venere, a ripulire e bonificare la zona dove si erge il Cacciatore, non so quanti motivi avrà per ringraziare noi “riscopritori”.
Un grazie al loquacissimo Sandro Bari che, come sempre, ci ha aperto una nuova ed interessante finestra sulla storia del Foro Italico (red.)
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Buongiorno,
ho iniziato a documentarmi su a questa statua la settimana scorsa e, cercando informazioni su internet, ho trovato questo articolo.
Tempo fa ho conosciuto, tramite facebook, la nipote e la figlia dello scultore (madre e figlia).
Il prossimo mese di giugno la figlia, che vive in Svezia, verrà a Roma per un weekend di vacanza, mi sono offerto di farle da guida e le ho chiesto quali posti le sarebbe piaciuto vedere.
Ha inserito nella lista la zona dello stadio olimpico.
La cosa mi ha incuriosito perché con soli 2 giorni spostarsi dal centro la vedevo una cosa inusuale e glie ne ho chiesto il motivo.
Lei mi ha risposto che le sarebbe piaciuto vedere la statua di suo nonno che più o meno si trova in quell’area.
Incuriosito ho quindi chiesto maggiori informazioni sull’argomento ed attraverso il nome di suo nonno e tramite una ricerca su google, sono venuto a conoscenza di questa statua e della sua collocazione.
Il nonno, vissuto a Roma negli anni 30 poiché studente dell’accademia delle belle arti, vinse un concorso indetto all’epoca per la realizzazione di un’opera a soggetto libero e realizzò quello che lui chiamò “Il cacciatore di Rodi” (lui è originario di quelle parti).
Da quello che mi ha raccontato, quindi, non sembra ci sia attinenza con l’arrivo di Hitler a Roma.
Sabato scorso sono stato sul posto ed ho scattato delle fotografie che le ho mandato.
È facile immaginare la gioia sua e quella di sua madre.
Purtroppo però quando a giugno verrà qui a Roma avrà ben poco da essere contenta visto il degrado in cui versa la statua e la zona circostante.
Rispetto al vostro articolo, dal quale sono ormai passati 3 anni, le condizioni della statua sembrano notevolmente peggiorate, i rami che la avvolgevano non ci sono più ma le lastre che coprono il basamento sono quasi completamente cadute in terra.
È un peccato ed una vergogna che una zona così prestigiosa di Roma venga lasciata in condizioni di abbandono.
Mi rendo conto che in un paese che lascia andare in rovina Pompei sia “normale” che una statua, che comunque è patrimonio della città, venga lasciata morire così.
Ma da Romano me ne vergogno.
Grazie per le informazioni preziose che mi avete fornito con questo articolo e che mi hanno permesso di individuare la statua con precisione.
buona giornata
Sono uno dei pochissimi romani rimasti a conoscenza della statua del cacciatore e di ciò ne è prova il fatto che a chi domando se siano a conoscenza della suddetta statua, in risposta rimangono stupiti della mia convinzione quasi avessi le traveggole. Una prova tangibile, rimasta a testimonianza e dove si può intravedere la statua nella sua grandezza, è qualche sequenza del film di Alberto Sordi, “Mamma mia che impressione”, dove, durante la gara di podismo, i concorrenti percorrono piazza Maresciallo Giardino, in lontananza si intravede, verso la salita di villa Madama, priva di vegetazione, e stiamo parlando dei primi anni 50, la nostra ormai abbandonata all’oblio, statua del gigante cacciatore.